Fiera estiva di Pinerolo: nulla può cambiare (in meglio)

Il 25 aprile di quest’anno scherzavo amaramente dicendo che un giorno avrei pubblicato il report sulla Fiera di Pinerolo semplicemente facendo il copia incolla dell’articolo di quella precedente, e nessuno se ne sarebbe accorto.
Ammetto di averci pensato, ma purtroppo dovere di cronaca mi porta a scrivere qualcosa al proposito della sua versione estiva, ovvero in grande sintesi che c’è ancora di meno piuttosto a questa primavera.
Le considerazioni che di base sono poi sempre quelle (poca gente e di età sempre più anziana, scarse se non nulle novità e l’impressione di avere a che fare con un mercato un po’ più in grande e spalmato sulla zona viali e piazza d’Armi), si accostano purtroppo ad uno scivolamento sempre più verso il basso da parte degli stessi espositori in quanto a presenza, dato che mancano ogni volta di più. Dovrei propriamente ad ogni nuova fiera contare quanto spazio rimanga vuoto, ma basta vedere qualche foto per rendersene conto: confrontate anche solo quella classica dall’alto sulla piazza con la stessa di due anni fa e capirete da voi. Una cosa buona però c’è, ed è che come buona strategia invece di lasciare troppi buchi, soprattutto nella zona viali, si è concentrato il numero maggiore di banchi tutti di fila, in modo da dare compattezza e praticità senza far vedere troppo gli ammanchi. Però pure la stessa piazza Roma è passata da banchi da mercato all’attuale nulla, altro pezzo che se ne va.
A questo punto però compare una figura a commento di tutto ciò, e vorrei un momento rivolgermi a loro.
Si tratta di quella che chiamo degli “Uma Thurman”, ovvero coloro che come in una nota pubblicità usano le parole della detta attrice dicendo “Ehh, è la fiera, che ti aspettavi?” o cosa potevi aspettarti mai di incredibile?

In una foto, quello che dovrebbe essere la fiera: un incontro tra passato e futuro.

Direi appunto, ma le cose si possono cambiare, se non in formato in dicitura. La Fiera Pinerolese è sempre stata molto legata alla vendita in sè (nessun fiera di… qualchecosa, per intenderci), ed il senso del comprare nel 2017 rende utile giusto il trovare mezzi grandi agricoli, oggetti di una certa mole (come antenne, serbatoi o caldaie) e qualche animale da cortile/fattoria. Ovvio che può essere solo più per qualche anziano un evento trovare banchi che vendano hot dog, che hanno senso (e ne avrebbero anche di più li facessero mettere pure nella sera, e credo anche per loro come vendite) come punti ristoro ma non come cose mai viste prima.
Verrebbe anche naturale pensare ad un aspetto fieristico come qualcosa di “superato, quantomeno in quel modo”, ma allora perchè tanti altri paesi, con fiere ben più piccole riescono a portare non solo vendita, ma anche intrattenimento? La nostra Uma è dunque in parte a torto: la necessità qui è quella di decidere in modo definitivo che si voglia fare.

Si vuole considerare come un mercato allargato, e magari ripetere la cosa non solo due volte l’anno in modo da attirare più visitatori?

Si vogliono posizionare i pochi banchi in una unica area per riempire così ancora di più pochi spazi e vederla quantomeno come concentrata in un paio di macro aree?

Si vuole darle una qualche caratteristica (perchè ad esempio non “del Cavallo”, per usare un topos pinerolese) per inserire aggiunte a tema, magari supportate da qualche trovata?

Chi lo sa, ad ora però la fiera perde, è innegabile: in pubblico, in espositori, ed in significato.

LA GALLERY

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